IL TOPIC DEI CAZZEGGI

Tutto si può riassumere in una burocrazia ottusa che segue regole volutamente confuse e contraddittorie, in primis per chi ci lavora.
Se uno volesse guardare all'organizzazione del settore pubblico con gli occhi di chi lavora nel privato, si renderebbe immediatamente conto di alcune anomalìe.
Ci sono servizi pubblici essenziali, come nell'imprescindibile gestione delle emergenze, tipo i VDF o la Sanità dei Pronto Soccorsi, in cui sono palesi le carenze di organico. E nello stesso tempo altre zone, il sovrannumero di sfaticati nullafacenti negli enti locali territoriali di vario livello, che se la spassano, vivono di certificati di malattia, prendono premi per non si sa bene quale miglioramento di produttività.
Al Nord si lamentano per gli insegnanti meridionali che, non appena insediatisi, provvedono subito a redigere certificati per ottenere i benefici della L.104 o improvvise patologie invalidanti, lasciando scoperte le loro cattedre.
Non tutti i lavoratori pubblici sono parassiti, ci mancherebbe, ma la massa di coloro che ne approfittano è enormemente superiore rispetto a chi lavora nel privato, forse perché le aziende sono più piccole e il personale è chiamato a rispondere delle proprie azioni.
Poi sui burocrati tra le cui mani passano le proposte, i disegni o i decreti legge, lì si annidano i veri padroni. Come pure lo si sta vedendo tra i funzionari e i dirigenti di alcuni ministeri, tipo quello della Giustizia, che hanno redatto interpretando a modo loro alcuni indirizzi sul funzionamento delle carceri in tempo di covid19.
E' facile, ma soprattutto comodo, puntare il dito su DJ Fofò, più che altro per inesperienza e ingenuità. Ma le porcate, come e soprattutto nel settore dei lavori pubblici o delle forniture alla sanità e in generale alla Centrale acquisti della Consip, vengono commesse da chi fa parte di quell'amministrazione.