Addio Diego

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    Sono BELLO, Sono SANO, Sono BENEVENTANO!!!

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    Peccato che non abbia mai giocato al vigorito nemmeno un amichevole... eppure stiamo vicini.. ha giocato un po su tutti i campi della campania anche quelli più sperduti x beneficenza, amichevoli, coppe italia... o ci ha giocato da noi? Qualcuno ricorda?
     
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    Doveva venire in amichevole ma lui non giocò e nemmeno Careca se non ricordo male. Giocò Giordano in attacco
     
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    Sono BELLO, Sono SANO, Sono BENEVENTANO!!!

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    CITAZIONE (CNEF @ 26/11/2020, 12:23) 
    Doveva venire in amichevole ma lui non giocò e nemmeno Careca se non ricordo male. Giocò Giordano in attacco

    Insomm a solit ciort
     
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    CITAZIONE (OrgoglioSannita @ 26/11/2020, 12:27) 
    Insomm a solit ciort

    Era infortunato, c'era Carnevale, e Careca ancora non giocava nel Napoli...

    Edited by Russell Coutts - 26/11/2020, 17:00
     
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    A DIEGO... di Gianni Minà

    Con Maradona il mio rapporto è stato sempre molto franco.
    Io rispettavo il campione, il genio del pallone, ma anche l’uomo, sul quale sapevo di non avere alcun diritto, solo perché lui era
    un personaggio pubblico e io un giornalista.
    Per questo credo lui abbia sempre rispettato anche i miei diritti e la mia esigenza, a volte, di proporgli domande scabrose.
    So che la comunicazione moderna spesso crede di poter disporre di un campione, di un artista soltanto perché la sua fama lo obbligherebbe a dire sempre di sì alle presunte esigenze
    giornalistiche e commerciali dell’industria dei media.
    Maradona, che ha spesso rifiutato questa logica ambigua, è stato tante volte criminalizzato.
    Una sorte che non è toccata invece, per esempio, a Platini, che come Diego ha detto sempre no a questa arroganza del giornalismo moderno, ma ha avuto l’accortezza di non farlo brutalmente, muro contro muro, bensì annunciando, magari con un sorriso sarcastico, al cronista prepotente o pettegolo “dopo quello che hai scritto oggi, sei squalificato per sei mesi. Torna da me al compimento di questo tempo.”
    Era sicuro, l’ironico francese, che non solo il suo interlocutore assalito dall’imbarazzo non avrebbe replicato, ma che la Juventus lo avrebbe protetto da qualunque successiva polemica.
    A Maradona questa tutela a Napoli non è stata concessa, anzi, per tentare di non pagargli gli ultimi due anni di contratto, malgrado le tante vittorie che aveva regalato in pochi anni agli azzurri, nel
    1991 gli fu preparata una bella trappola nelle operazioni antidoping successive a una partita con il Bari, in modo che fosse costretto ad andarsene dall’ Italia rapidamente.
    Eppure nessuno, né il presidente Ferlaino, né i suoi compagni (che per questo ancora adesso lo adorano) né i giornalisti,
    né il pubblico di Napoli, hanno mai avuto motivo di dubitare della lealtà di Diego.
    Io, in questo breve ricordo, a conferma di questa affermazione, voglio segnalare un semplice episodio riguardante il nostro rapporto di reciproco rispetto.
    Per i Mondiali del ’90, con l’aiuto del direttore di Rai Uno Carlo Fuscagni, mi ero ritagliato uno spazio la notte, dopo l’ultimo telegiornale, dove proponevo ritratti o testimonianze dell’evento
    in corso, al di fuori delle solite banalità tecniche o tattiche. Questa piccola trasmissione intitolata “Zona Cesarini”, aveva suscitato però il fastidio dei giovani cronisti d’assalto (diciamo così...) che
    occupavano, in quella stagione, senza smalto, tutto lo spazio possibile ad ogni ora del giorno e della notte. La circostanza non era sfuggita a Maradona ed era stata sufficiente per avere tutta la sua simpatia e collaborazione.
    Così, nel pomeriggio prima della semifinale Argentina-Italia, allo stadio di Fuorigrotta di Napoli, davanti a un pubblico diviso fra l’amore per la nostra nazionale e la passione per lui, Diego,
    mi promise per telefono: “Comunque vada verrò al tuo microfono a darti il mio commento. E tengo a precisare, solo al tuo microfono.”
    La partita andò come tutti sanno. Gol di Schillaci e pareggio di Caniggia per un’uscita un po’ avventata di Zenga.
    Poi supplementari e calci di rigore con l’ultimo, quello fondamentale, messo a segno proprio da quello che i napoletani chiamavano ormai “Isso”, cioè Lui, il Dio del pallone.
    L’atmosfera rifletteva un grande disagio. Maradona, per la seconda volta in quattro anni, aveva riportato un’Argentina peggiore di quella del Messico, alla finale di un Mondiale che la Germania, qualche giorno dopo, gli avrebbe sottratto per un rigore regalato dall’arbitro messicano Codesal, genero del vicepresidente della Fifa Guillermo Cañedo, sodale di Havelange, il presidente brasiliano del massimo ente calcistico, che non avrebbe sopportato due vittorie di seguito dell’Argentina, durante l’ultima parte della sua gestione.
    C’erano tutte le possibilità, quindi, che Maradona disertasse l’appuntamento. E invece non avevo fatto a tempo a scendere negli spogliatoi, che dall’enorme porta che divideva gli stanzoni
    delle docce dalle salette delle tv, comparve, in tenuta da gioco, sporco di fango e erba, Diego, che chiedeva di me, dribblando perfino i colleghi argentini. C’era, è vero, nel suo sguardo,
    un’espressione un po’ ironica di sfida e di rivalsa verso un ambiente che in quel Mondiale, non gli aveva perdonato nulla, ma c’era anche il suo culto per la lealtà che, per esempio, lo aveva fatto
    espellere dal campo solo un paio di volte in quasi vent’anni di calcio.
    Cominciammo l’intervista, la più ambita al mondo in quel momento, da qualunque network.
    Era un programma registrato che doveva andare in onda mezz’ora dopo, perché più di trent’anni di Rai non mi avevano fatto “meritare” l’onore della diretta, concessa invece al cicaleggio più inutile.
    Ma a metà del lavoro eravamo stati interrotti brutalmente non tanto da Galeazzi (al quale per l’incombente tg Diego concesse un paio di battute) ma da alcuni di quei cronisti d’assalto che già
    giudicavano la Rai cosa propria e che pur avendo una postazione vicina ai pullman delle squadre, volevano accaparrarsi anche quella dove io stavo intervistando Maradona. El Pibe de Oro fu
    tranciante: “Sono qui per parlare con Minà. Sono d’accordo con lui da ieri. Se avete bisogno di me prendete contatto con l’ufficio stampa della Nazionale argentina. Se ci sarà tempo vi accorderemo qualche minuto.” Aspettò in piedi, vicino a me, che terminasse l’intervista con un impavido dirigente del calcio italiano, disposto a parlare in quella serata di desolazione, poi si risedette, battemmo un nuovo ciak e terminammo il nostro dialogo interrotto. Quella testimonianza speciale, di circa venti minuti, fu richiesta anche dai colleghi argentini, e andò in onda (riannodate le due parti) dopo il telegiornale della notte.
    Fu un’intervista unica e giornalisticamente irripetibile, solo per l’abitudine di Diego Maradona a mantenere le parole date.
    Lo stesso aveva fatto per i Mondiali americani del ’94 quando aveva accettato per due volte di ritornare all’attività agonistica in nazionale prima per assicurare la partecipazione alla querida
    Argentina nel match di spareggio contro l’Australia e poi giocando tre partite all’inizio dei Mondiali stessi, prima che lo fermassero. Eppure, val la pena ricordarlo, nel momento in cui, con un'accusa
    ridicola era stato sospeso per doping dopo le prime due partite.
    La Federazione del suo amato paese non aveva mandato nemmeno un avvocato a respingere legalmente l’imputazione che non stava in piedi: “Hanno preferito trafiggere con un coltello il cuore di un bambino” aveva commentato Fernando Signorini, il suo allenatore e consigliere, quando la mattina dopo ci eravamo incontrati.
    L’intervista da un motel dove aveva soggiornato con i parenti l’avevo ottenuta io. I giapponesi l’avevano mandata in diretta e i francesi in differita, un po’ di ore dopo, non credendola
    possibile.
    Così, insomma, questo modo di comportarsi da grande e da piccino lo ha portato a superare ogni avversità e pericoli - anche quelli che sembravano impossibili - della sua esistenza.
    Dalla polvere di Villa Fiorito, nella provincia di Buenos Aires, dove è cominciata la sua avventura di più grande calciatore mai nato alla militanza politica nei partiti progressisti latinoamericani per i quali
    ha dato molte volte la propria faccia.
    Nessun calciatore è mai arrivato a tanto.
    Diego, per una ironia del destino, se n’è andato da questo mondo lo stesso giorno di un altro gigante, Fidel Castro.
    Alla fine li rimpiangeremo, come succede a chi ha lasciato una traccia indelebile nel gioco del calcio e della vita.
    E ora silenzio.
    Il suo prezzo al mondo del pallone lo ha pagato da tempo.

    Gianni Minà
     
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    Hola Diego! Quando arrivasti nel Napoli ero un ragazzino e nelle partite infinite nel campetto misto erba, terra e pietre insieme ai miei amici c'era l'imbarazzo di chi so' mo io! C'era chi era Zico, chi Platini' chi Maradona e io ero sempre Passarella, perché giocavo da dietro, e con me o palla o piedi non si passava mai. Ma aver vissuto la mia adolescenza con i gol e le vicende di Diego mi rende orgoglioso di aver conosciuto e visto un calcio che ormai purtroppo non c'è più!
    A D10S!!!!
     
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    Oggi "10" i punti raggiunti col gol di un ragazzo napoletano contro i tuoi avversari preferiti, spero tu abbia gradito
     
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    Il documentario più bello che ho visto di Maradona
     
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    Disquisire sul fenomeno Maradona richiederebbe pagine di scrittura per cui sintetizzando al massimo si potrebbe scrivere così:ha dato la possibilità,soprattutto al sud del mondo, di sedersi almeno per una volta al tavolo dei potenti;e questo prima ha fatto comodo a tanti( soldi a quintalate) e successivamente fastidio;
    La disamina va contestualizzata al periodo prima di arrivare a qualsiasi conclusione;il sottoscritto viveva a Napoli in quegli anni;li ricordo molto bene;
    Saluti
     
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    CITAZIONE (Orgoglioso di essere Beneventano @ 29/11/2020, 00:35) 
    Il documentario più bello che ho visto di Maradona www.youtube.com/watch?v=QJjXTjywCsw

    documentario bellissimo, lo vidi l'anno scorso al cinema e l'ho rivisto giovedì sera preferendolo alla europa league. Tra le tante scene memeorabili ce se sono due che per me danno contro dell'unicità e della tragedia della vita di quest'uomo. I festeggiamenti alla Casa rosada dopo il mondiale del 1986 dove lo si vede arringare un popolo e si capisce che è molto di più del pallone, e per altro verso la toccante intervista finale alla televisone argentina...
     
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    CITAZIONE (napoletanomaconoriginidicacciano @ 29/11/2020, 19:00) 
    documentario bellissimo, lo vidi l'anno scorso al cinema e l'ho rivisto giovedì sera preferendolo alla europa league. Tra le tante scene memeorabili ce se sono due che per me danno contro dell'unicità e della tragedia della vita di quest'uomo. I festeggiamenti alla Casa rosada dopo il mondiale del 1986 dove lo si vede arringare un popolo e si capisce che è molto di più del pallone, e per altro verso la toccante intervista finale alla televisone argentina...

    Dal mn non 15 mi vengono i brividi, con quella musica sotto poi...
     
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    CITAZIONE (OrgoglioSannita @ 26/11/2020, 11:40) 
    Peccato che non abbia mai giocato al vigorito nemmeno un amichevole... eppure stiamo vicini.. ha giocato un po su tutti i campi della campania anche quelli più sperduti x beneficenza, amichevoli, coppe italia... o ci ha giocato da noi? Qualcuno ricorda?

    Giocarono qui come campo neutro una coppa Italia Napoli-Vicenza ma Maradona non venne perché quel giorno aveva un incontro a Roma con uno sponsor.
     
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    CITAZIONE (Cinghiale69 @ 1/12/2020, 14:17) 
    Giocarono qui come campo neutro una coppa Italia Napoli-Vicenza ma Maradona non venne perché quel giorno aveva un incontro a Roma con uno sponsor.

    Era infortunato 😞
     
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