BeneventoCalcio.IT & IL BENEVENTO - Scriveremo la storia

Votes taken by Orgoglioso di essere Beneventano

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    Ciao a tutti!
    Personalmente sono molto felice se dovesse arrivare un allenatore come Andreoletti.
    Oltre al fatto che è giovane e affamato, mi piace soprattutto l’idea che fa vedere un buon calcio essendo che è paragonato ad allenatori come De Zerbi e Italiano.
    Anni fa, ad Inzaghi preferivo Italiano per la questione del bel calcio, essendo che non sopporto il “corto muso”.
    Personalmente, quando guardo una partita voglio soprattutto divertirmi e preferisco perdere giocando bene che perdere facendo un tiro in porta o nessun tiro, proprio come, ad esempio, Mister corto muso Allegri, allenatore che non sopporto per la presunzione che ha e per le risposte paraculo, ma il suo calcio è finito e con la squadra che ha avrebbe dovuto stracciare il campionato.
    Il calcio si è evoluto e con esso la modalità di gioco. I corto muso appartengono al passato.
    Sono più motivato ora in serie C che prima in B e in A, perché c’è modo e modo di retrocedere e di perdere le partite.
    Retrocedere con il modo di giocare di Italiano o di De Zerbi è un conto, retrocedere con l’Inzaghi della seconda parte della stagione in serie A è un altro conto, ad esempio.
  2. .
    Benvenuto a Fabio Cannavaro!
    Se 20 anni fa mi avessero detto che a Benevento sarebbero passati Inzaghi e Cannavaro non ci avrei mai creduto!
  3. .
    CITAZIONE (Jolly Boy @ 27/8/2022, 00:28) 
    A chi non fosse interessato per la lunghezza consiglio di NON leggere e passare oltre senza accusarmi.
    Grazie.

    CONTE.
    Soprattutto per i 216 Miliardi di Euro ottenuti in sede di trattativa per il PNRR all'interno del Next Generation EU.
    Fu attaccato prima, durante e sopo la fine delle trattative, ma il suo fu unsuccesso su tutta la linea.
    90 di quei miliardi sono a fondo perduto, i restanti a tasso ZERO, Oggi per i BTP di nuova emissione lo Stato paga il 3,75% di interesse annuo per invogliare igli investitori a sottoscriverli.
    E ci sono i soliti, a destra sopratutto, che ancora abbaiano contro.
    Questi denari devono essere spesi ative, determinate direzioni, come la transizione ecologica con le rinnovabili, la digitalizzazione della macchina statale e dei servizi, la messa in sicurezza del territorio, l'edilizia scolastica.

    Mi ricordo che quel coglione di Pappagone presentò il suo partito ITALEXIT il giorno successivo ala fine delle trattativa, perchè era sicuro che l'Italia avrebbe fallito e la UE ci avrebbe umiliati. Invece lo prese nel Q.bo.

    Berlusconi ha avuto il coraggio di intestarsi quel successo, ma Conte gli ha ricordato che era rinchiuso nella villa della figlia in Costa Azzurra, per paura del Covid. Poi fu lo sciagurato Briatore a passarglielo. :D :D :D

    Su Repubblica hanno scritto che quei fondi sono arrivati per merito di Draghi, altro falso. E così via tanto i politici che personaggi televisivi di contorno che si esercitano nello screditarlo.

    Nelle liste attuali del M5S sono presenti magistrati di Valore come Scarpinato, che lavorava in pool con Falcone e Borsellino e che ha istruito e condotto il processo sulla trattativa Stato-Mafia.
    Cafiero de Raho, magistrato a capo della procura nazionale antimafia.
    Il Generale Costa, già ministro dell'ambiente, che quando era Capitano condusse le indagini che portarono alla scoperta della Terra dei Fuochi, con propaggini che si estero anche nel Sannio . A Morcone nellla prima metà dei 90 c'era un camorrista napoletano che comperava terreni tra loro confinanti e la popolazione cominciò a notare un anomalo traffico di camion durante la notte. Questo camorrista venne liquidato in un agguato e si scoprì uno sversmento di rifiuti pericolosi. Tutto venne poi bonificato, ma era Costa a capo delle indagini.
    Costa, da militare intelligente e attento alla qualità ambientale e della salute, è sempre stato un fautore delle 4 R nella gestione del ciclo dei rifiuti.
    Cioè: Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero. La Raccolta Differenziata, in quanto presupposto di ogni politica di smaltimento, costituisce di fatto la “Quinta R”.
    I rifiuti NON VANNO BRUCIATI, perchè costituiscono recupero di materie prime e semilavorati altrimenti acquistati all'estero. E in questo periodo di impennata dei costi di questi prodotti sarebbe iun suicidio economico.

    Unione Popolare è un voto perso, pur col massimo rispetto per chi ci crede e per alcune persone in lista.

    Oggi i sindaci che si sono impegnati nella redazione dei piani di progetti da realizzare con i fondi del PNRR, TREMANO.
    Perchè Meloni e Salvini vorrebbero anteporre un fantomatico interesse nazionale.
    Quale?
    Concentrare quei fondi in opere inutili e come il Ponte tra ME e RC?
    Regalando miliardi ai più ricchi con la Fllat x e altri agli evasori con la pace fiscale, cioè condono?
    Innalzando il tetto delle operazioni in contanti affinchè non siano tracciabili e favorendo l'evasione?
    L'erogazione di quei miliardi prevede dei vincoli e vengono rilasciati in corso d'opera alla realizzazione di ogni passaggio.

    Ma oramai la propaganda è partita ed è inarrestabile. Cosa potrà mai andare storto con un nullafacente fannullone (Parole sue e accusa di un europarlamentare italo-belga) e una coatta che vanta come esperienza di lavoro l'essere stata baby sitter a casa di Fiorello?

    So che a nessuno interessa, ma i fondi speculatori alla Soros hanno già puntato l'Italia per scommetterci contro e farla crollare.
    Quando cominceranno a mancare i soldi per le pensioni, per gli ospedali, per i dipendenti pubblici, il risveglio potrebbe essere traumatico.
    Non li voterei nemmeno sotto tortura, ma questa destra DEVE vincere per liberarci di loro definitivamente.
    Stanno promettendo la luna come il pifferaio magico. E tutti li seguono.

    Altro film il COVID. Il più grande spettacolo dopo il Bing Bang.
    A Luglio sono morte dalle 200 alle 250 persone al giorno nel'indifferenza generale. Attualmente siamo intorno ai 150.
    A settembre riapriranno le scuole, torneranno ad affollarsi i mezzi pubblici e i luoghi di lavoro. come si potrebbe evolvere la pandemia? La propaganda in voga afferma che i vaccini causano morti.
    Io mi ricordo che devo morire ma nel frattempo il vaccino lo faccio lo stesso.

    Tutto vero!
    Berlusconi e i giornali mentono perché sanno che gli italiani non hanno ancora capito che l’Italia è al 58o posto al mondo in merito alla libertà di stampa, dietro a Burkina Faso, Macedonia del Nord e Ghana. E la situazione non migliorerà mai fino a quando gli italiani non capiranno quali sono i giornali che hanno conflitti d’interessi con la politica.

    Se la Meloni prenderà il 25% dei voti nonostante in passato ha votato varie porcate è perché abbiamo un servizio di informazione da terzo mondo, anzi vedendo la classifica direi da quarto mondo.
    La Meloni ha votato:
    1-Legge Fornero (che fu fatta dal governo Monti dopo la famosa letterina dalla BCE inviata al governo Berlusconi dall’altissimo-il messiah-l’apostolo Draghi);
    2-Legittimo impedimento (per arrivare alla prescrizione);
    3-Lodo Alfano (impunità per le alte cariche dello Stato);
    4-Taglio alle università per 1,4 miliardi;
    5-Tagli all’istruzione per 8 miliardi;
    6-Scudo fiscale anche per il falso in bilancio;
    7-Legge bavaglio sulle intercettazioni;
    8-Svuotacarceri.

    Ma per non votare la Meloni bastava dire che è alleata di chi pagava Cosa Nostra, che è il primo partito più indagato e che nel 2020 detenevano il record negativo di arresti per ‘Ndrangheta. Poi c’è l’inchiesta di Fanpage e Report.
    Ma purtroppo il centro destra governerà per 5 lunghi anni. Il Pd farà finta opposizione come ha sempre fatto (solo con i 5 stelle hanno fatto vera opposizione, votando contro lo spazzacorrotti e RdC…) e le frattaglie come i Verdi e Articolo 1 si adegueranno al Pd.
    Se la Meloni governerà la colpa è anche dei 5 stelle che, entrando nel governo Draghi, hanno buttato nel cesso le cose fatte nei primi due governi Conte. Sono proprio incazzato per questo, ma ho la coscienza a posto perché io votai No. Anche un bambino avrebbe capito che Draghi è stato chiamato con la missione di demolire quello che era stato fatto in precedenza e con la missione di togliere consenso ai 5 stelle. Se fossero stati all’opposizione non credo che la Meloni avrebbe tutto questo consenso.

    Per quanto riguarda Unione Popolare, li voto perché chi ne fa parte è credibile e perché mi fido ciecamente di Salvatore Borsellino.
    Ma lo voto anche perchè penso che dentro a quel palazzo serve un sistema politico che abbia le stesse idee del Movimento, così che si possano dare una mano e magari tra 5 anni….
  4. .
    CITAZIONE (sognogiallorosso @ 5/8/2022, 09:06) 
    I giovani possono avere più spazio solo dopo aver raggiunto la matematica salvezza. Altrimenti rischi che con i loro errori di ritrovarti in legapro.

    Se il Brescia avesse ragionato così, uno come Tonali starebbe ancora in serie B a fare il panchinaro. Fortuna per Tonali che non è passato da Benevento.

    CITAZIONE (OrgoglioSannita @ 5/8/2022, 09:12) 
    Ma come.. altrove lo trovano lo spazio e qua non possono? Qua sedd retrocedere x forz? Il problema è perche siete convinti ca nun so buon! Ovviamente tutti DS grazie alla lunga esperienza sugli spalti

    Ci sta che un tifoso possa avere paura dei giovani. Ma è la società che deve essere convinta di investire sui giovani, perché a parole sono tutti capaci ad investirci.
    Quanti giovani ha lanciato il Benevento?
  5. .
    Ciao a tutti! Spero che state tutti bene! È da tanto che mi ero assentato, un po’ per disaffezione dal mondo del calcio in generale e un po’ perché ho passato momenti difficili perché volevo cambiare lavoro ma non arrivava l’opportunità desiderata. Però poi due settimana fa è arrivata l’opportunità sperata ed oggi ho appena terminato il mio secondo giorno di (nuovo) lavoro e sono davvero felice.

    Oggi ho ascoltato il presidente e mi sono emozionato e mi sono sentito anche in colpa. Ma mi ha fatto tornare la voglia di guardare e tifare il Benevento e chissene frega se il mondo del calcio è quello che è.
    Forza Benevento!!

    Edited by Orgoglioso di essere Beneventano - 6/6/2022, 19:12
  6. .
    CITAZIONE (Stregone unico amore @ 6/12/2021, 12:43) 
    lotito

    Mi darò al Tennis.
  7. .
    Questa è la storia di B.
    di Marco Travaglio

    1936. Silvio Berlusconi nasce a Milano il 29 settembre, figlio primogenito di Luigi Berlusconi e Rosa Bossi. Il padre è funzionario alla Banca Rasini, di cui diventerà direttore generale e che verrà indicata da Michele Sindona come l’appoggio di Cosa Nostra al Nord per il riciclaggio del denaro sporco. La madre è casalinga. Dopo Silvio, nasceranno suo fratello Paolo (1949) e sua sorella Maria Antonietta (1943).

    1954. Prende la maturità classica al liceo salesiano Copernico e si iscrive all’Università Statale, facoltà di Giurisprudenza. A tempo perso, vende spazzole elettriche porta a porta, fa il fotografo ai matrimoni e ai funerali, suona il basso e canta nella band dell’amico d’infanzia Fedele Confalonieri, anche sulle navi da crociera della compagnia Achille Lauro. Anni dopo racconterà che: “La mia carriera canora è cominciata con una tournée in Libano (ma, dalle accurate ricerche del suo biografo Giuseppe Fiori, non risulta che sia mai stato in Libano); “Al ‘Gardenia’ di Milano, come poi sarebbe avvenuto a Parigi, dopo aver cantato, mi buttavo in pista per ballare con le bionde” (ma non risulta che abbia mai suonato a Parigi); “Ho studiato due anni a Parigi, alla Sorbona, e per mantenermi dovevo suonare e cantare nei locali della Capitale” (ma non risulta che abbia mai studiato alla Sorbona); “A Parigi facevo il canottaggio ed ero campione italiano studentesco con il Cus di Milano” (ma esistono seri dubbi anche sui suoi titoli sportivi conquistati in canoa).

    1957. Lavora saltuariamente nell’impresa edile Immobiliare Costruzioni e intanto dà esami alla Statale, dove conosce un giovane studente palermitano di quattro anni più giovane: Marcello Dell’Utri, che per qualche tempo gli fa da segretario.

    1961. Si laurea in Legge con 110 e lode con una tesi su “Il contratto di pubblicità per inserzione”. E vince una borsa di studio di 2 milioni messa in palio dalla concessionaria Manzoni. Evita, non si sa come, il servizio militare. E si dà all’edilizia, acquistando per 100 milioni un terreno in via Alciati, grazie alla fideiussione fornitagli in garanzia dal banchiere Carlo Rasini, datore di lavoro del padre, che gli procura anche un socio: il costruttore Pietro Canali, cliente della Rasini. Nasce così la Cantieri Riuniti Milanesi.

    1963. Fonda la Edilnord Sas: soci accomandanti Carlo Rasini e il commercialista svizzero Carlo Rezzonico (a nome della misteriosa finanziaria luganese Finanzierungesellshaft fur Residenzen Ag). Berlusconi risulta soltanto “socio di opera”.

    1964. Apre un cantiere a Brugherio per edificare una città-modello da 4 mila abitanti.

    1965. Il primo condominio è pronto, ma Berlusconi non riesce a vendere neppure un appartamento. Finché, non si sa come né perché, lo stabile viene acquistato dal Fondo di previdenza dei dirigenti commerciali. Nel 1969 l’operazione Brugherio sarà ultimata con mille appartamenti venduti. Nello stesso anno Silvio sposa la spezzina Carla Elvira Dall’Oglio, che gli darà due figli: Maria Elvira detta Marina (1966) e Pier Silvio detto Dudi (1969).

    1968. La Edilnord acquista per appena 3 miliardi di lire 700 mila metri quadrati di terreni nel Comune di Segrate, dove Berlusconi intende edificare la gigantesca città-satellite “Milano 2”. L’operazione è̀ resa possibile dalla complicità di un giovane, potente e furbo sacerdote-affarista veronese: don Luigi Verzé, che dal 1961 progetta la costruzione della clinica privata San Raffaele su terreni acquistati a Parco Lambro, ma nel 1964 è stato sospeso a divinis dalla Curia milanese per la sua spregiudicatezza.

    Berlusconi gli regala 46 mila metri quadri dei terreni di Segrate, che peraltro valgono quasi zero, visto che lì a due passi c’è l’aeroporto di Linate e, a ogni ora del giorno e della notte, decollano e atterrano gli aerei. Proprio per la rumorosità della zona, è stata appena bloccata la costruzione del Nuovo Policlinico.

    Ma don Verzé avvia ugualmente i lavori per il San Raffaele, grazie a un mutuo agevolato di 600 milioni di lire e al riconoscimento ministeriale alla futura clinica dello status di “Istituto di ricovero e di cura a carattere scientifico”. Arriva a stipulare anche una strana convenzione con l’Università di Milano. Peccato che manchi la licenza edilizia e dunque i lavori siano abusivi.

    1972. La prima Edilnord viene messa in liquidazione ed entra in scena la Edilnord Centri Residenziali di Lidia Borsani & C. La Borsani, cugina di Berlusconi, è socia accomandataria; accomandante è un’altra misteriosa finanziaria svizzera luganese, l’Aktiengesellschaft fur Immobilienlagen in Residenzzentren Ag, che fornisce il capitale iniziale.

    1973. Berlusconi e don Verzé, spalleggiati da fantomatici “comitati anti-rumore” creati ad hoc, presentano una petizione al ministero dei Trasporti perché dirotti altrove i voli degli aerei in partenza e in arrivo a Linate, per non disturbare gli abitanti di Milano 2 e soprattutto i ricoverati del San Raffaele. Che però sono ancora quattro gatti: sia Milano 2 sia il San Raffaele sono in costruzione. Ma basta ungere le ruote, anzi le ali giuste e il ministero si porta avanti col lavoro.

    Nel 1972 Civilavia sposta le rotte aeree verso il Comune di Segrate, che invece è abitato da 200 mila persone da ben prima che nascesse l’aeroporto. Don Verzé verrà condannato per istigazione alla corruzione di alcuni politici lombardi: la sentenza collegherà il dirottamento dei voli alle sue “pressioni illecite, non esclusa la corruzione, sulle competenti autorità locali e centrali”. Così migliaia di cittadini da un giorno all’altro si vedono piovere sul capo gli aerei, per proteggere la tranquillità di quelli di Milano 2 e del San Raffaele (che quasi non esistono). Per mascherare quella decisione ad personam, vengono falsificate le carte di volo dei piloti Alitalia: Milano 2 diventa una grande chiazza nera di 700 mila metri quadri con una grande “H” (Hospital), come se la lussuosa città residenziale di Berlusconi fosse tutta San Raffaele. Una gigantesca No fly zone per non svegliare gli inesistenti malati.

    Così i prezzi dei terreni e delle case di Milano 2 raddoppiano: da 200 a 400 mila lire al metro quadro. Nel 1974 il pretore di Monza, Nicola Magrone, condannerà il direttore generale di Civilavia Paolo Moci per disturbo della quiete pubblica nei comuni danneggiati e definirà il San Raffaele “ospedale dai connotati molto ambigui”.

    Intanto nel 1973 Berlusconi fonda la Italcantieri Srl, grazie ad altre due misteriose fiduciarie ticinesi: la Cofigen (legata al finanziere Tito Tettamanti) e la Eti AG Holding (amministrata dal finanziere Ercole Doninelli). E acquista una mega-residenza con un immenso parco in Brianza, ad Arcore. È villa San Martino, di proprietà della famiglia Casati Stampa, protagonista nel 1970 di un tragico fatto di cronaca nera: durante un gioco erotico in veste di guardone, il marchese Camillo Casati Stampa ha perso la testa e ha ucciso nella sua casa romana la moglie Anna Fallarino e il suo giovane amante Massimo Minorenti, per poi togliersi la vita.

    La villa di Arcore e altre proprietà passano in eredità alla figlia del marchese, Annamaria Casati Stampa, ancora minorenne. La ragazza è assistita da un giovane protutore di nome Cesare Previti, un avvocato civilista missino di origini calabresi, figlio di Umberto Previti, amministratore-prestanome della società berlusconiana Immobiliare Idra. Grazie ai suoi buoni uffici (e al suo conflitto d’interessi), la marchesina minorenne viene indotta a cedere all’amico di Previti, cioè a Berlusconi, la settecentesca villa San Martino, vasta 3.500 metri quadrati, con quadri d’autore, biblioteca di volumi antichi, parco di un milione di metri quadri, campi da tennis, maneggio, scuderie, due piscine e cascina, tenuta agricola per un totale di 2,5 milioni di metri quadri. Una favolosa proprietà dal valore inestimabile che Berlusconi paga circa 500 milioni di lire dell’epoca: un prezzo irrisorio. E, per giunta, non in denaro frusciante, ma in azioni di alcune società immobiliari non quotate in Borsa: così, quando la ragazza si trasferisce in Brasile e tenta di monetizzare i titoli, si ritrova in mano una carrettata di carta straccia.

    A quel punto Berlusconi le offre di ricomprare le azioni, ma alla metà del prezzo inizialmente pattuito. E infine sborsa la miseria di 250 milioni in contanti. Pochi anni dopo, la stessa proprietà diventerà la garanzia per un finanziamento di 7 miliardi e 600 milioni accordato a Silvio da Cariplo e Monte dei Paschi. Una sentenza del Tribunale di Roma, nel 2000, assolverà il giornalista Giovanni Ruggeri, che ha raccontato il clamoroso raggiro nel libro Gli affari del presidente (Kaos, 1994).

    Frattanto, in un condominio della nascente Milano 2, nasce una tv via cavo, Telemilano 58, che passerà ben presto sull’etere con il nome di Canale 5.

    1974. Berlusconi si trasferisce con la famiglia a villa San Martino. Richiama in servizio Dell’Utri, che nel frattempo è tornato a Palermo e s’è messo a lavorare in banca alla Sicilcassa, perché si ristabilisca a Milano e gli faccia da segretario e anche da amministratore-prestanome della Immobiliare San Martino, fondata grazie a due fiduciarie della Bnl: Servizio Italia e Saf. Marcello però fa di più.

    Siccome Silvio teme i sequestri di persona, il 7 luglio gli ingaggia un guardaspalle di tutto rispetto: il cosiddetto “stalliere” o “fattore” Vittorio Mangano, giovane e promettente mafioso della famiglia palermitana di Porta Nuova (guidata da Pippo Calò), raccomandato dall’amico del cuore Gaetano Cinà (mafioso anche lui) e presunto esperto di cavalli (peraltro assenti, all’epoca, nella tenuta di Arcore).

    Mangano ha appena 34 anni, ma è già noto alle cronache giudiziarie e alle forze di polizia per tre arresti e varie denunce, processi e condanne. Diffidato nel 1967 come “persona pericolosa”, poi indagato per reati che vanno dalla ricettazione alla tentata estorsione, Mangano è stato fermato nel 1972 in auto con un mafioso trafficante di droga. Secondo i carabinieri di Arcore, “Dell’Utri ha chiamato Mangano pur essendo perfettamente a conoscenza del suo poco corretto passato”.

    La sentenza definitiva della Cassazione che condannerà Dell’Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa accerterà che l’ingaggio di Mangano è stato suggellato da un incontro organizzato da Dell’Utri a Milano, in Foro Buonaparte, nel maggio del 1974, con Berlusconi, Cinà e i boss Stefano Bontate (capo di Cosa Nostra), Mimmo Teresi e Francesco Di Carlo (poi pentito): un summit coronato da promesse di reciproca “messa a disposizione”.

    Infatti, da quel momento, Mangano si insedia a villa San Martino con la moglie, i due figli e la suocera, occupandosi della sicurezza, accompagnando a scuola Marina e Pier Silvio, scortando Silvio in giro per Milano e la moglie Carla a fare la spesa. E Berlusconi inizia a versare ogni sei mesi somme sempre più consistenti di denaro a Cosa Nostra, almeno fino al 1994.

    La sera del 7 dicembre 1974, nella villa, si tiene una festa in onore del suo caro amico Luigi D’Angerio, sedicente “principe di Sant’Agata”: appena esce dal cancello a notte fonda, il finto principe viene sequestrato da una banda di malavitosi che però – a causa della nebbia – vanno a sbattere con l’auto contro un albero. L’ostaggio fugge e denuncia il fatto ai carabinieri. Questi indagano, sospettano che il basista del rapimento sia proprio Mangano e avvertono Berlusconi. Il quale non fa una piega e, come se nulla fosse accaduto, si tiene in casa lo “stalliere” mafioso per altri due anni.

    1975. Le fiduciarie della Bnl Servizio Italia e Saf danno vita alla Fininvest. Nascono anche la Edilnord e la Milano 2. Ma Berlusconi non compare mai in alcuna delle sue società. Dal 1968 è inabissato e schermato da una miriade di prestanome: casalinghe, notai, ragionieri, commercialisti, elettricisti, perfino un cecoslovacco di 90 anni colpito da ictus e paralizzato in carrozzella, e un cugino del boss mafioso Tommaso Buscetta. Fa eccezione la Italcantieri, di cui Silvio diventa presidente nel 1975.

    Intanto Mangano viene arrestato due volte dai carabinieri, che vanno a prelevarlo a casa di Berlusconi per condurlo in carcere a scontare condanne definitive per truffa, porto abusivo di coltello e ricettazione (Paolo Borsellino, nella celebre intervista rilasciata a due giornalisti francesi nel maggio 1992, poco prima di morire, racconterà che all’epoca Mangano era la “testa di ponte della mafia al Nord” ed era pure specializzato nel racket delle cliniche private: ai primari che non pagavano il pizzo, era solito recapitare teste di cane o di cavallo mozzate, come nella famosa scena de Il padrino).

    Ma entrambe le volte, appena uscito dal carcere, lo “stalliere” viene riaccolto da Silvio e Marcello a braccia aperte, come se nulla fosse. Il 26 maggio esplode una bomba che devasta il portone di via Rovani 2 a Milano, sede della Fininvest e seconda residenza di Berlusconi. Il quale si guarda bene dal denunciare l’attentato, “firmato” da una croce nera sullo stipite. In una telefonata del 1986, ricostruendo il fattaccio, Confalonieri ricorderà che il sospettato numero uno era Mangano. Che però, fra una bomba e un arresto, rimane indisturbato a gestire la sicurezza di Berlusconi & C.. A domicilio.

    1976. Fra i mesi di ottobre (secondo la Questura di Milano) e dicembre (secondo altre fonti), Mangano lascia villa San Martino ad Arcore e si trasferisce a Milano, all’hotel Duca di York. Lì si mette in proprio e continua a gestire il traffico di droga e il riciclaggio del denaro sporco. “Lo abbiamo allontanato per le voci su di lui”, dirà Berlusconi. “Me ne sono andato io e ho dovuto pure insistere, perché Dell’Utri e Confalonieri volevano che restassi”, ribatterà il mafioso.
    Sia come sia, non è alla sua fedina penale, già peraltro nota al suo arrivo, che si deve l’allontanamento. Bensì, come testimonierà lui stesso, all’articolo di un giornale locale sulla sua ingombrante presenza accanto al rampante palazzinaro milanese, che lo induce a levarlo dall’imbarazzo e soprattutto a sottrarre se stesso dalla luce dei riflettori.
    Infatti Berlusconi continua a stimarlo. E Dell’Utri a frequentarlo: il 24 ottobre Marcello e Vittorio partecipano al pranzo di compleanno del boss catanese Antonino Calderone, salito a Milano per festeggiare i suoi primi 40 anni al ristorante “Le Colline Pistoiesi” di via Marcona, insieme a vari picciotti in trasferta al Nord, come Nino e Gaetano Grado. Per precauzione, il Cavaliere si trasferisce per qualche mese con la famiglia in Svizzera. E poi in Spagna.

    1977. Dopo Mangano, anche Dell’Utri lascia Berlusconi: racconterà che aspirava a diventare dirigente nel gruppo del Biscione, ma Silvio non lo riteneva capace, così pensò di “prendersi un anno sabbatico per approfondire gli studi di teologia” (è da sempre vicino all’Opus Dei). Poi però opta per una missione più prosaica: va a lavorare per un amico di Cinà, Filippo Alberto Rapisarda, anche lui legato a mafiosi doc come Vito Ciancimino e il clan Cuntrera-Caruana (leader mondiale del traffico di droga fra Italia e Sudamerica). Rapisarda lo nomina amministratore delegato della Bresciano Costruzioni e ingaggia anche il suo fratello gemello Alberto, come Ad della Venchi Unica.
    In pochi mesi i due fratelli Dell’Utri fanno bancarotta fraudolenta all’unisono con le rispettive società: fallite sia la Bresciano sia la Venchi. Alberto finisce in galera a Torino, mentre Marcello resta a piede libero, ma perde il lavoro. Rapisarda fugge in Venezuela, ospite dei Cuntrera-Caruana, con documenti falsi a nome di Alberto Dell’Utri. Poi trasloca a Parigi. Lì Marcello si reca a trovarlo e, non sapendo come pagare l’affitto del proprio appartamento milanese, s’imbuca nella bella casa lasciata vuota da Rapisarda in via Chiaravalle.
    Intanto il presidente della Repubblica Giovanni Leone nomina Silvio Berlusconi Cavaliere del Lavoro. E lui, poco dopo, acquista il 12 per cento dell’editrice de Il Giornale, fondato nel 1974 da Indro Montanelli, di cui negli anni seguenti assumerà il controllo di maggioranza.

    1975-1983. In otto anni, nelle 24 (poi salite a 37) “Holding Italiana” che controllano la Fininvest affluiscono 113 miliardi di lire dell’epoca (circa 300 milioni di euro) di provenienza misteriosa, parte addirittura in contanti. Berlusconi non svelerà mai l’identità degli anonimi donatori. Il consulente tecnico di Dell’Utri, il professor Paolo Iovenitti dell’Università Bocconi, dovrà ammettere al processo per mafia che alcuni di quei finanziamenti sono inspiegabili e “potenzialmente non trasparenti”.
    Rapisarda, Massimo Ciancimino e diversi pentiti racconteranno che in quel periodo Bontate e altri boss (compreso Michele Graviano, padre dei futuri stragisti Filippo e Giuseppe) diventano soci del gruppo Fininvest, investendovi grossi capitali mafiosi. Queste accuse, suffragata anche dalle recenti dichiarazioni di Giuseppe Graviano, sono ancora al vaglio della Procura di Firenze, che indaga su Berlusconi e Dell’Utri nell’ambito dell’inchiesta sui mandanti esterni delle stragi del 1993-’94. Negli stessi anni, in parallelo, danno la scalata al potere due amici e sodali del neo Cavaliere del Lavoro: Licio Gelli, maestro venerabile della loggia deviata e occulta “Propaganda 2”, e Bettino Craxi, segretario del Psi dal 1976.

    1978. Il 26 gennaio, presentato tempo prima a Gelli dall’amico giornalista Roberto Gervaso, Berlusconi viene affiliato alla loggia P2 con la tessera numero 1816 e il grado massonico di “apprendista muratore”. Di lì a poco inizia a ricevere crediti oltre ogni normalità dal Monte dei Paschi e dalla Bnl (due banche che hanno ai vertici alcuni uomini-chiave affiliati alla P2). E prende a collaborare, come commentatore di politica economica, al Corriere della Sera controllato dagli editori Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din, entrambi iscritti alla P2.

    1979. Completata la costruzione di Milano 2, Berlusconi esce allo scoperto anche nella Fininvest, assumendone la presidenza, fino ad allora occupata da vari prestanome.
    Il 12 novembre la Guardia di Finanza compie una verifica fiscale presso la sua Edilnord Centri Residenziali. E accerta “violazioni alle norme valutarie, costituenti illecito amministrativo, per un ammontare complessivo di lire 5.738.533.877”, nonché “ipotesi di attività esterovestita da parte del dottor Berlusconi”. Lui però disconosce la paternità delle aziende che ha fin qui creato e si spaccia per un semplice “consulente” di Edilnord, che lo avrebbe incaricato della “progettazione” e “direzione generale del complesso residenziale di Milano 2”. Invece è il proprietario della società. La sua dichiarazione fasulla viene raccolta – e presa per buona – dal capitano Massimo Maria Berruti, che chiude frettolosamente l’ispezione nonostante le irregolarità riscontrate.
    Nel 1980 Berruti abbandonerà le Fiamme Gialle per diventare avvocato della Fininvest (sarà poi processato insieme a Berlusconi e condannato per favoreggiamento nel processo per le tangenti alla Guardia di Finanza; dopodiché diventerà deputato di Forza Italia). Il comandante di Berruti che firma con lui il rapporto è il colonnello Salvatore Gallo, anche lui affiliato alla P2.

    1980. Berlusconi fonda Publitalia 80, la concessionaria pubblicitaria delle sue reti tv, che due anni dopo affiderà alle cure di Dell’Utri. Questi torna all’ovile dopo un paio d’anni di autoesilio chez Rapisarda e diverrà presto presidente e amministratore delegato della nuova società. Il 14 gennaio Dell’Utri viene intercettato dalla Criminalpol di Milano, in un’indagine per droga, al telefono con Mangano, il quale gli propone “il secondo affare che ho trovato per il suo cavallo”. Dell’Utri risponde che per i “cavalli” (qualunque cosa vogliano dire: Borsellino spiegherà che spesso erano un nome in codice per indicare partite di droga) occorrono i “piccioli”, cioè i soldi, e lui non ne ha. Mangano gli dice di farseli dare “dal suo principale Silvio”. Dell’Utri risponde che “quello lì non sura”. Cioè “non suda”, non paga.
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    CITAZIONE (BN75 @ 27/11/2021, 00:02) 
    La risposta è una sola.
    La retrocessione.
    Non si retrocede in quel modo.
    Non si retrocede in silenzio.
    Senza fare mercato, senza cambiare guida tecnica.
    Senza dire una parola.
    Senza dire una parola.

    Il modus operandi della società è sempre stato così e sempre sarà così.

    Edited by Orgoglioso di essere Beneventano - 27/11/2021, 12:58
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    CITAZIONE (OrgoglioSannita @ 3/11/2021, 21:00) 

    Ok, grazie Orgoglio!

    CITAZIONE (santacolomba2 @ 3/11/2021, 21:02) 
    C è il negozio a via torre delle catene di iele che la tiene davvero buona

    Hanno un sito per ordinarla?
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    Quello che mi fa ancora più schifo sono gli attestati di stima che il condannato sta ricevendo da destra a sinistra compresi i loro giornali, tranne qualche solita eccezione.
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    Il giorno che finirà l’eredità dei nonni o dei genitori, forse qualcosa cambierà. Perchè se c’è chi si sposa e compra casa nonostante non ha nulla lo deve grazie alla fortuna di ereditare dei beni immobili, e ne conosco tante di persone che per fortuna hanno potuto realizzarsi grazie ai propri genitori. Di certo, le generazioni future (cioè la mia e quella che verrà) non avrà l’eredità se non forse una casa di proprietà dopo 30 anni di mutuo.
    Ma mi auguro che ci sia veramente la possibilità di un reddito di base universale, perché sarà uno spasso vedere, finalmente, annunci di lavoro da almeno 1200 euro al mese del McDonald’s o di quelle aziende che sottopagano il personale facendo risultare sulla carta una paga da part time, quando invece il lavoratore è costretto a lavorare il doppio con la paga da part time perché “altrimenti quella è la porta”. Se una persona ha già un reddito come ad esempio 600 euro, non accetterà mai un lavoro per 500 euro e le aziende per trovare personale dovranno alzare gli stipendi.
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    Trattativa Stato-mafia

    Il “fatto” sussiste

    I nove decimi dei giornali e dei tg raccontano la sentenza d’appello sulla Trattativa senz’avere la più pallida idea di cosa dica. Infatti le fanno dire che la trattativa Stato-mafia non è mai esistita. Magari: almeno si spiegherebbero le assoluzioni dei tre carabinieri del Ros e di Dell’Utri. Invece non è così: infatti sono stati condannati il boss Bagarella e il medico mafioso Cinà. Le motivazioni sono lunghe e per capirle bisogna almeno leggerle: troppa fatica per i mafiologi della mutua. Ma i dispositivi sono brevissimi: questo è di due pagine. E lo capisce anche uno scemo: se “il fatto non sussiste”, vuol dire che non è successo niente (ma questa formula, nella sentenza, non compare mai); se “il fatto non costituisce reato” (com’è per Mori, Subranni e De Donno), vuol dire che il fatto è vero, ma non è illecito; se si legge “non aver commesso il fatto” (com’è per Dell’Utri), vuol dire che il fatto è vero, ma l’ha commesso qualcun altro.

    Qual era il “fatto” alla base dell’accusa di “minaccia a corpo politico dello Stato”, cioè ai governi Amato, Ciampi e B.? Questo: i boss, i tre carabinieri e Dell’Utri, con altri morti nel frattempo o rimasti ignoti, “usavano minaccia – consistita nel prospettare… stragi, omicidi e altri gravi delitti (alcuni dei quali commessi e realizzati) ai danni di esponenti politici e delle Istituzioni – a rappresentanti di detto corpo politico per impedirne o comunque turbarne l’attività”. Vediamo il ruolo dei quattro assolti. Il “fatto” addebitato ai tre ufficiali del Ros e confermato dalla sentenza è di aver “contattato, su incarico di esponenti politici e di governo, uomini collegati a Cosa Nostra (in particolare, Ciancimino… nella veste di tramite con uomini di vertice della predetta organizzazione mafiosa e ‘ambasciatore’ delle loro richieste)” per “sollecitare eventuali richieste di Cosa Nostra per far cessare la strategia omicidiaria e stragista”; poi di aver “favorito lo sviluppo di una ‘trattativa’ fra lo Stato e la mafia, attraverso reciproche parziali rinunce in relazione, da una parte, alla prosecuzione della strategia stragista e, dall’altra, all’esercizio dei poteri repressivi dello Stato”; infine di aver “assicurato il protrarsi dello stato di latitanza di Provenzano, principale referente mafioso della ‘trattativa’” ; così “agevolavano la ricezione presso i destinatari ultimi della minaccia di prosecuzione della strategia stragista” e “rafforzavano i mafiosi nel proposito criminoso di rinnovare la minaccia”. Il “fatto” contestato a Dell’Utri è di essersi “proposto e attivato”, subito dopo l’omicidio di Salvo Lima (12 marzo ’92) “e in luogo di quest’ultimo, come interlocutore” del “vertice di Cosa Nostra per le questioni connesse all’ottenimento dei benefici sopra indicati”.

    Non solo: Dell’Utri avrebbe “successivamente rinnovato tale interlocuzione con i vertici di Cosa Nostra, in esito alle avvenute carcerazioni di Ciancimino e di Riina, così agevolando il progredire della ‘trattativa’ Stato-mafia… quindi rafforzando i responsabili mafiosi della trattativa nel loro proposito criminoso di rinnovare la minaccia di prosecuzione della strategia stragista; agevolando materialmente la ricezione di tale minaccia (portata da Mangano su mandato di Bagarella e Brusca, nda) presso alcuni destinatari e… favorendone la ricezione da Berlusconi” appena insediato a Palazzo Chigi. Quest’ultimo passaggio è l’unico “fatto” che la Corte ritiene non provato: è certo che i mafiosi gli fecero sapere quali favori pretendevano dal governo B. per mantenere la pax mafiosa, ma non che Dell’Utri ne avvertì B. Il quale quindi li favorì non perché fosse sotto ricatto, ma sua sponte.

    I fatti che raccontiamo da anni sono dunque veri. E bastano e avanzano per un giudizio, se non penale, almeno politico, istituzionale e professionale non tanto su Dell’Utri (pregiudicato per mafia), quanto sui tre “servitori dello Stato” che trattarono con Cosa Nostra anziché combatterla. Non era reato? È la tesi della Corte. Ma che trattarono non c’è dubbio: infatti nel ’97, appena Brusca svelò la trattativa, anche Mori e De Donno la chiamarono così. Ora si dice che finsero di trattare in un’astuta operazione di infiltrazione per raccogliere informazioni e catturare Riina. E allora perché non avvertirono i pm né il vertice dell’Arma, non verbalizzarono e non pedinarono Cinà (il postino che portò a Riina i loro messaggi affidati a Ciancimino sr. e tornò indietro col papello) né Ciancimino jr. (il postino del padre)? Perché non perquisirono il covo di Riina? Perché non arrestarono Santapaola, scovato da un collega a Terme di Vigliatore? Perché non catturarono Provenzano, consegnato da un pentito a Mezzojuso? Buon per loro che siano stati assolti. Ma quei “fatti” restano: qualcuno vuole scoprirne il perché? Erano dei fessi incapaci o degli agenti deviati? La trattativa incoraggiò Cosa Nostra a uccidere Borsellino, la sua scorta e tanti altri innocenti nel ’93. La loro brillante attività investigativa produsse una catastrofe senza pari. Data anche l’età, nessuno vuol mandarli in galera. Ma, se passa l’idea che trattare con la mafia è lecito, o financo doveroso, perché mai un giudice dovrebbe condannare un mafioso a rischio della vita, anziché mettersi d’accordo? Perché un ufficiale dovrebbe catturare i mafiosi giocandosi la pelle, anziché lasciarli andare? Perché un negoziante dovrebbe rifiutare il pizzo ai mafiosi rischiando rappresaglie, anziché farci amicizia?

    di Marco Travaglio
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    The Post Internazionale è un giornale online Italiano fondato nel 2010 da Giulio Gambino.
    È un giornale che per scelta non percepisce finanziamenti pubblici (come IlFattoQuotidiano) e di conseguenza i giornalisti che ne fanno parte non devono ricambiare nessun favore ai partiti ed hanno quindi piena libertà di fare informazione.
    Essendo che l’Italia è al 41esimo posto al mondo in merito alla libertà di stampa, c’è bisogno che queste fonti giornalistiche vengano incentivate e supportate.

    Oggi e domani è disponibile in edicola il primo numero della rivista TPI.
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    Berardi ora lo conosciamo tutti ma ha iniziato la sua carriera nelle giovanili del Sassuolo 🤷🏻 Tonali è al Milan grazie al Brescia che ci ha creduto. Poi c’è l’Atalanta che sforna giovani a gogo, giovani sconosciuti che a Benevento in passato non avrebbero visto nemmeno il campo.
    La verità è che per investire sui giovani non basta prenderli, ma serve un progetto tecnico specifico che deve essere gestito da un allenatore che ha occhio per i giovani. Caserta SEMBRA che sia l’uomo giusto per iniziare questo progetto. È la società che deve crederci.
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    Lavoro 2.0 Altro che salario minimo, sembra lo Spotify dello sfruttamento

    Il Reddito di cittadinanza è ormai un genere letterario, credo che dovrebbero istituire dei premi appositi. La prima cosa che si fa nei giornali quando c’è una notizia di reato (rapina in banca, furto con scasso, spaccio, sequestro di persona, furto di cavalli) è andare a controllare se il colpevole prende il Reddito di cittadinanza, in modo da completare la facile equazione: delinquente uguale sussidiato. È solo la punta dell’iceberg, il resto è garrula narrazione diffusa: non hanno voglia di lavorare, meglio il divano, è diseducativo alla fatica (Renzi), è diseducativo alla fatica (Salvini, la ripetizione non è mia, ndr), eccetera eccetera.
    Come dicevo, un vero genere letterario. Lo dico subito a scanso di equivoci: chi prende il Reddito di cittadinanza e non ne ha diritto va sanzionato, in primis perché magari lo toglie a chi ne ha più diritto e bisogno e in secondo luogo perché ricorda le vecchie storie di quelli che congelano il cadavere della nonna per continuare a prendere la pensione (non è che per questo si chiede l’abolizione delle pensioni).
    C’è però un altro genere letterario che meriterebbe attenzione, e che riguarda sempre il mondo del lavoro: quello delle offerte di impiego. Basta sfogliare uno dei tanti portali di annunci per assaggiare meravigliosi stralci di prosa italiana del XXI secolo, roba che dovrebbe entrare nelle antologie. Tipo il barista per dieci ore al giorno, ma ve ne pagano quattro, il banconista a due euro l’ora, la commessa “stagista con esperienza”, eccetera eccetera. Lettura ricca di colpi di scena, per cui ognuno potrà farsi la sua top ten dell’annuncio più spericolato. Il mio preferito – me l’ero segnato a suo tempo – era un’inserzione per banconista in un negozio di autoricambi a Messina: dieci ore al giorno per sei giorni alla settimana, più la mattina della domenica: totale 66 ore settimanali per 400 euro al mese (ve lo faccio io, il conto: fa 1 euro e cinquanta all’ora). Ma non voglio consigliarvi la mia playlist preferita, fatevi la vostra, tra baristi, commessi, addetti alle pulizie, eterni stagisti, avrete un campionario infinito, una specie di Spotify dello sfruttamento, un pozzo senza fondo.
    Trattandosi di annunci di lavoro, c’è sempre un riferimento, un contatto, un numero da chiamare o una mail a cui scrivere, e ci si chiede come mai, ogni tanto, non risponda l’ispettorato del lavoro: è lei che cerca un commesso a un euro e cinquanta l’ora? Venga con noi. Non sarebbero indagini difficili, ma non le fa nessuno, peccato (lo dico anche per i giornali, sarebbe una fonte inesauribile di spigolature divertenti).
    Intanto, in Europa, ventuno Paesi su ventisette hanno un salario minimo garantito. Traduco: se lavori non puoi prendere meno di una certa cifra. E sono, in certi casi, cifre da capogiro 1.555 euro mensili in Francia, 1.626 in Belgio, 1.685 in Olanda, per non dire del Lussemburgo, dove nessuno, per legge, può lavorare per meno di 2.202 euro mensili. Per chi vuole guardare oltreoceano, negli Stati Uniti siamo a 1.024 euro, niente male.
    Qui no. Qui il salario minimo era in una bozza del famoso Recovery plan, che sciccheria, ma poi è sparito – puff! – quando il testo è arrivato in Parlamento. Mistero: chi sarà stato? Come mai? Come si dice in questi casi, le indagini sono ferme, si brancola nel buio, si seguono tutte le piste. C’è evidentemente un caso di sordità selettiva, perché un salario minimo, a ben vedere “ce lo chiede l’Europa”, ma da quell’orecchio, chissà perché, l’Italia non ci sente.

    di Alessandro Robecchi
    IlFattoQuotidiano
152 replies since 26/5/2008
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